SEGNALA QUESTO SITO A...
E-mail destinatario:

Links utili

Links amici

Per contattarci via e-mail:

info@archeocucina.it

Telefono:

347/2362250

Visita la nostra pagina su: Facebook

 

Chi era Apicio?

Per rispondere a questa domanda  bisogna in’ anzitutto distinguere  di che personaggio stiamo parlando.  A quanto pare sono vissuti tre Apicio e tutti e tre anno avuto a che fare con la cucina, non è detto avessero un legame di parentela tra di loro perché Il nome "Apicio" non era trasmesso come cognome, ma apparentemente usato come soprannome col significato di “goloso”.
Il primo è un antico Romano vissuto negli anni 90 del I sec. a.C. famoso per aver superato tutti i suoi contemporanei in spese senza freni. Si fece notare per essersi scagliato contro la legge Fennia del 161 a. C., una sorta di legge suntuaria che cercava di porre un limite allo sperpero durante i banchetti e al numero dei convitati. Secondo Posidonio Apicio fu responsabile dell'esilio di Publio Rutilio Rufo, autore di una storia di Roma in greco e famoso per la modestia dei suoi divertimenti.

Il secondo con il nome di Marco Gavio Apicio è vissuto tra il 25 a.C. e il 37 d.C., era personaggio molto noto all'epoca, menzionato sia da Seneca che da Plinio, tanto che su di lui si andò accumulando un'esuberante aneddotica. Si vuole, ad esempio, che nutrisse le murene con la carne degli schiavi, e che si sia ucciso quando si rese conto che il suo  immenso patrimonio dopo averlo dilapidato in banchetti, era ridotto a soli dieci milioni di sesterzi e non gli avrebbe più consentito il tenore di vita a cui era abituato. Apicio venne aspramente criticato da Seneca che lo addita come «un cattivo esempio» per la gioventù e da Marziale che ne parla dicendo : «avevi profuso, Apicio, per la tua golosità sessanta milioni di sesterzi e ti rimaneva ancora un bel margine di dieci milioni. Ma tu hai rifiutato di sopportare quella che per te era fame e sete e hai bevuto, come ultima bevanda, il veleno: non avevi mai agito, Apicio, più golosamente.» il De re coquinaria (L'arte culinaria) forse è un rimaneggiamento di un antico ricettario di Marco Gavio. Altra ipotesi è che l'autore di tale opera sia stato un certo Celio (il cui nome compare in alcuni codici dopo quello di Apicio), ma probabilmente il nome Celio appare un inserimento congetturale di epoca umanistica. Resta il fatto che questi testi sono la principale fonte superstite sulla cucina nell'antica Roma.

Il terzo lo troviamo nel  II sec. d.C. è stato un cuoco romano, scoprì un modo di conservare le ostriche fresche e inviarle all'imperatore Traiano mentre era in Mesopotamia nel 115 d.C. circa.  L'informazione proviene da quello che resta dei Deipnosofisti “un'opera in quindici libri dello scrittore greco Ateneo di Naucratidi”. Se corretta sarebbe il terzo Apicio esperto in gastronomia. Il ricettario tardo-romano di Apicio presenta una ricetta per preservare le ostriche. Probabilmente è l'unico dettaglio in cui il ricettario ha un collegamento storico con uno dei tre Apicio.

© 2014 Tutti i diritti riservati per testi ed immagini originali.